Eccomi qui, arrivato alla Cruz de hierro: un palo ligneo sormontato da una croce, appunto, di ferro... la guida dice che sorge sul posto in cui esisteva un altare dedicato al dio Mercurio. Nello stesso luogo nel 1100 l'ermita Gaucelmo eresse la croce (l'originale si trova in un museo di Astorga). È tradizione portare da casa un sassolino e deporlo ai piedi della stessa. Io l'ho fatto: ho raccolto un piccolo sasso nel cortile di casa e l'ho avvolto in un foglietto su cui ho trascritto la preghiera della Cruz che così recita: "Signore, che questa pietra che depongo ai piedi della Croce del Redentore, simbolo dei miei sforzi nel mio pellegrinaggio, possa far pendere la bilancia in mio favore quando le mie azioni verranno giudicate".
Ho aggiunto una mia preghiera, le mie richieste e le mie intenzioni che però rimangono tra me e il Redentore (omissis).
Oltre ai 2 km appena fatti da Foncebadòn, ne percorriamo quindi altri 3 per giungere a Manjarin: un borgo in rovina e, come dice Davide, scarrupato, sdirrupato, quasi disabitato. Dico quasi perchè c'è un piccolo rifugio molto particolare, dedicato ai templari (apparentemente) e gestito da Manuel, un tizio simpatico, pronto a porre il sello sulla credenziale ed ha venderti la qualunque: anelli e spille dei templari ma anche conche e rosari, amuleti e talismani celtici nonchè tau francescani. Con lui Ricky, un hospitalero di Bologna: lui e i suoi dread ci consigliano di non prendere il sentiero innevato.
Riprendiamo il cammino percorrendo quindi la strada asfaltata: il sentiero è infatti ricoperto di neve e, non vedendo il fondo, preferiamo non prendere storte alle caviglie. Forse abbiamo allungato di uno o due chilometri, ma la strada (completamente priva di traffico veicolare) e il sentiero si articolano quasi sempre in parallelo, incrociandosi in due o tre punti. Superata una torre per le telecomunicazioni (il punto più alto dell'intero Camino a 1531 mt) cominciamo a scendere fino ad arrivare a El Acebo, un piccolo abitato che si sviluppa lungo l'asse centrale chiamato, come in altri paesi, calle real o calle del camino. Vista la temperatura (1 grado) e sentito constantemente il vento gelido tra le orecchie e il collo, ci fermiamo in un bar per un caffé e per scroccare il wifi (che sul Camino il 99x100 dei locali pubblici offre ai pellegrini) al fine di (dolo specifico) aggiornare blog e wazzappare un pò con l'Italia. Prendiamo un boccadillo per il pranzo e della frutta: apro una parentesi per dire che finalmente qui la mela sa di mela! Da tempo nei mercati e negozi torinesi trovo pomi aciduli e appena zuccherini... ma chissá forse è solo fame......
Ripreso il cammino e il bastone che mi ero scordato al bar (!), abbiamo attraversato Riego de Ambròs (e qui mi è tornata in mente la pubblicitá televisiva del maggiordomo Ambrogio che serviva i cioccolatini alla contessa che voleva qualcosa di speciale .... chissá quale alchimia sta compiendo il Camino al cervello) e poi Molinaseca. Dal bivacco di Manuel al ponte del paese ci siamo impegnati in 11 km di sentiero in pietrisco duro che ci ha spremuto in discesa così tanto (1200 mt di dislivello) da farci sentire le vibrazioni di un martello pneumatico nelle ginocchia..... Superato il ponte entriamo nel paese: qui sostiamo per il panozzo quotidiano, spossati dalla fatica della discesa. Dopo il caffè di rito ci rimettiamo in marcia per raggiungere Campos (3 km) e Ponferrada (4 km).
In totale oggi 28 chilometri o 17,40 miglia terrestri... come volete, fate voi... sentitevi liberi di scegliere...
Dopo un breve e ristoratore riposo nell'ospitale de San Nicolás de Flüe, abbiamo visitato la basilica de nostra Señora de la encina (sorta sul luogo in cui i cavalieri del tempio, dopo aver abbattuto una quercia durante la costruzione del castello, trovarono nel tronco della stessa una statua della Vergine che ora è incastonata nel coro della chiesa), il castello templare ed il palazzo dell'ayuntamiento (con tanto di alcalde) in stile barocco.....
Il mio cammino per Santiago di Compostella lungo il Camino Francés - Resoconto quotidiano
martedì 24 marzo 2015
Templari: stiamo arrivando!
Neve!
Che bella ospitalitá abbiamo ricevuto... nel primo albergue aperto trovato ...Jessica e Marcos sono persone speciali... ci hanno messo a nostro agio in tutto.
La cena era anche abbondante e molto economica: poi ho utilizzarto la lavadora prima che i miei abiti cominciassero a profumare di casu marzu. Fontunatamente posso affermare che da stamattina puzzo di pulito e la fragranza dell'ammorbidente mi avvolge completamente.
Dopo un sonno ristoratore e una degna colazione mi metto in cammino con una sorpresa: è (o ha) nevicato durante la notte e la cosa mi è piaciuta... poi uscito fuori quasi quasi ci ho ripensato... ma ultreya !
Affronto il vento gelido.... la cruz de hierro mi attende.....
Arrivo a Foncebadón
La mattina ad Astorga si è presenta molto fredda.
Appena usciti dall'albergue (8 a.m) mi stupisco per il nevischio che scende: la temperatura si aggira intorno ai 7 gradi e la neve sembra secca. Non appena tocca terra, scompare. All'albergue non era prevista la colazione e così entriamo nel primo bar aperto: vedo in vetrina saccottini al cioccolato giganti che decido testè di rinominarli saccottoni. Ovviamente ne ordino uno. Dopo averlo scaldato, il barista lo propone con coltello e forchetta (l'ho detto cihe era gigante) e mi servono ben due caffè per mandarlo giù. Apro una parentesi: immaginavo di dover combattere con surrogati di caffè da mezzo litro e invece devo riconoscere la bontá degli espressi bevuti fin qui... chapeau!
Nel bar studio la mappa e il percorso del dìa: sono previsti circa 21 km con arrivo a Rabanal del Camino. Quindi, dopo aver riempito la cambusa (ndr pancia), usciamo dalla cittá passando davanti alla Cattedrale ed al palazzo vescovile progettato dal Gaudì e mai abitato da un vescovo... (strani sti spagnoli)... sembra un castello delle favole, stupendo... ma conosciamo l'autore (vds Sagrada Familia a Barcellona).
Insomma ci mettiamo in cammino e dopo una discesa di qualche chilometro, dopo una breve sosta e qualche momento di raccoglimento nell'ermita dell'Ecce Homo, iniziamo a percorrere una lenta ma leggera e continua salita.
Attraversiamo paesini come Valdeviejas, Murias de Rechivaldo, S. Caterina de Somoza ed El Ganso: sono per lo più abitati, non veri e propri paesi ... un pò come dalle nostre parti dove si trovano le frazioni Case Sparse. Oltre alle chiese che esternamente possono sembrare abbandonate e che invece all'interno hanno cori lignei di alta fattura e statue della Vergine Maria adornate da drappeggi elaborati (cosa fina!) questi abitati hanno in comune due cose: l'ospitalitá delle persone che si incontrano (superlativa, tutti ci salutano e ci augurano buen camino... proprio come sulla via francigena .. aaahh certo certo) e la ruralitá dei posti, degna dei film di Enzo Barboni o di Sergio Leone (mancava solo di essere fermati da Bill Sanantonio o da Sentenza).
Sono paesi che sarebbero giá scomparsi dalle cartine topografiche se non esistesse il Camino de Santiago: piccoli negozi, le tiendas, in cui ti vendono di tutto per sopravvivere.....
Alle 14.00, dopo aver percorso un sentierino costeggiato da una rete completamente ricoperta di croci, giungiamo a Rabanal del Camino: una ragazzona dai capelli rossi ci accoglie lungo la strada centrale e ci invita a riposare un pò nel giardino lì vicino offrendoci un caffè a donativo... mi sono ritrovato tra le mani un mezzo litrozzo di acqua marrone calda... credevo di evitarlo ma se a caval donato non si guarda in bocca, ho trangugiato la pozione offerta e che comunque mi ha scaldato, vista anche la temperatura bassa.
Insomma considerato di avere ancora gamba e che per la tappa di domani è di oltre 33 km, approfittando dell'unico raggio di sole della giornata, decidiamo di spingerci fino a Foncebadòn, sul monte Irago, circa 6 km più avanti.
Usciti da Rabanal ci immergiamo in un sentiero colmo di ginestre non ancora in fiore (vorrei vedè... giugno è lontano). Dopo quanche chilometrata, ci fermiamo ad un fontanile: circondato dai monti leonini, ricoperti di boschi e ginestre, dalla neve caduta da qualche giorno e da elettrodotti che un pò fanno scempio del paesaggio, assaporo il silenzio intorno a me, mi faccio accarezzare dal vento, e i miei pensieri volano subito lontano.. alle persone che amo, alla maison, ma anche al perchè mi sono messo in cammino, a ciò che cerco e che penso o spero di trovare, senza illusioni ma con molta fiducia. Gli ultimi 2500 metri li facciamo su asfalto per via del fango. Arrivati a Foncebadòn, malinconica e romantica allo stesso tempo, una ricca, e dico ricca, doccia calda non ce l'ha tolta nessuno (erano le 3.40 p.m. che non vuol dire post mortem.... come qualcuno mi disse tempo fa dall'alto del suo forbito parlar..).