giovedì 26 marzo 2015

Mission: O' Cebreiro

Questa mattina mi aspetta una tappa importante: quasi 30 km per raggiungere O'Cebreiro, una vetta posta a 1.300 metri di altezza, la prima della Galizia.
Bello carico di energia mi preparo ad uscire ma appena scendo le scale dell'ospitale, una tremenda fitta a metá altezza del ginocchio sinistro mi blocca e mi impensierisce un pò... vado avanti lentamente e passa il dolore ... mmmm iniziamo bene penso...
Esco fuori e ... piove...ma questa è malasuerte! Uff...  stringo lo zaino e iniziamo il cammino odierno... che per metá quasi si svolge su asfalto a fianco alla statale.
Costeggiamo il Rio Valcarce: quindi acqua dall'alto e acqua a fianco.. poi il vento e i gavettoni che non riusciamo ad evitare passando sotto l'autotrada... insomma non c'è che dire per come si son messe le cose.
I paesi che attraversiamo velocemente si chiamano Pereje, Trabadello, La Portela de Valcarce, Ambasmetas, Vega de Valcarce, Ruitelan, Las Herrerìas, La Faba e Laguna de Castilla.
Viaggiamo veloci per la pioggia: tappe forzate. Un caffè veloce a Trabadello dove troviamo un bar dove è consuetudine dei pellegrini incastonare una moneta da 1 cent nel muro di pietra, e un boccadillo a Ambasmetas... poi via a passo svelto.
Continua a piovere ... è d'obbligo il poncho. Dopo un paio di tornanti fuori dal paese, lasciamo l'asfalto per immergerci nel verde più assoluto: l'umiditá la fa da padrone.... le energie cominciano a diminuire ma indietro non si torna. Si sale, prima moderatamente, poi dopo Las Herrerìas, in modo deciso: il sentiero non è altro che una pietraia sconnessa che rampe irte e tortuose con piette aguzze. Affardellato come sempre, salgo piegato con il viso a 30 cm da terra, camminando con un 3x3 (gamba sx, gamba dx, bastone), slittando sulle pietre lisce.... un pò coma la salita alla Sagra di S. Michele in Val Susa partendo da S.Ambrogio... ma più dura.... sembra che il naso gratti per terra.
Intenso è lo sforzo profuso e così, mentre il cervello fissa il terreno e sale evitando in scivolare o inciampare, la mente si inoltra nei pensieri più profondi.... dapprima mi sono venute in mente scene di vita quotidiana di poca importanza, poi quando la fatica è aumentata, ricordi di tempi andati del tutto dimenticati ma ora presenti con vivissimi particolari... e quindi, in un crescendo continuo, situazioni personali non del tutto definite e per la soluzione delle quali nuove alternative si palesano forse un pò più chiare (lo sforzo mentale è una macina che passa più e più volte).... ma c'è di più.... sotto la pioggia battente.... i pensieri si affollano....la mente sta vagando... la fatica e lo stress aumentano .... ho le visioni... non di Santi o Madonne ma di personaggi storici (ma possibile?) ... camminava al mio fianco Nino Bixio! Si, stropiccio gli occhi ... è lui e mi parla.. mi dice "qui si fa O' Cebreiro o si ..". Prima che finisca di parlare sgrano gli occhi e involontariamente la mano libera va sui cabasisi, come dice Montalbano.
Scioccato per la cosa, spingo in salita arrivando a La Faba: nei pressi di un fontanile, dove scarico il fango dagli scarponi, scorgo un bar, davanti alla cui porta ci sono statue di divinitá indiane (il dio Ganesh e la dea Kali)... ma ho sbagliato cammino? Mah....
Dopo aver fatto il pieno di acqua saliamo per conquistare la vetta, cima cebreiro: ci intrufoliamo in trincee fangose, bagnati fino al midollo perchè il vento soffia da sinistra, dal basso e spinge la pioggia sotto le ascelle, nell'unico punto aperto del poncho....
Il cielo ci bombarda con secchiate d'acqua e comincio a perdere le forze: il bordone non aiuta più, struscia per terra trascinato dalla mano destra... ma ecco! La pietra miliare che annuncia l'ingresso in Galizia!!!
Rigenerati mentalmente ripartiamo rincuorati: dopo poco O' Cebreiro capitola. Entriamo con la nebbia nel villaggio celtico: un saluto, un cenno alla Chiesa del miracolo della transustanziazione... chiusa. Peccato....il calice del miracolo è ancora qui conservato. È un luogo particolare, lo si sente a pelle. Personalmente arrivare alla chiesa del Cebreiro è stata fin dal momento della programmazione del pellegrinaggio, una necessitá interiore.... arrivato qui una telefonata particolare dall'Italia mi ha ridato la contentezza e le forze utilizzate nell'intera giornata! Una notizia per la quale avevo quasi perso le speranze...... Tornato nella realtá, ci catapultiamo nell'albergue por peregrinos per una doccia calda, bollente, lunga ... poi  per cena pulpo alla gallega (un pò come prendere un buon caciucco alla livornese sul monviso...).

Il wifi è debole... chissá quando il post vi arriverá. Io crollo alle 21.10 dopo 9 ore di cammino........ cerea...